Dysareskeia

Dysareskeia: un nuovo, ma da sempre presente, disagio psicologico.

Dysareskeia è il nome di un nuovo, ma da sempre presente, disagio psicologico. Non è da noi inventare nuovi stati morbosi, anzi, con questa scoperta possiamo dire che riduciamo le malattie di origine psicologica di un considerevole numero di termini e quindi di diagnosi.

La dysareskeia compare con dei sintomi precisi quasi sempre all’indomani di qualche evento negativo per il soggetto. Questi eventi negativi possono essere dai più gravi, un lutto, la perdita del lavoro, un fallimento esistenziale, ai più lievi quali una piccola incomprensione, un litigio con un amico/a, un banale incidente anche automobilistico e quant’altro può venirvi in mente.

I sintomi sono molteplici e precisi e vanno dalla diminuzione dell’autostima, alla perdita dell’interesse per la vita in genere e/o qualcosa di particolare. Il soggetto non è più in grado di sentire attrazione per qualche cosa, per un obiettivo piuttosto che per un conseguimento di piacere. Nulla è più interessante nella sua vita.

Conosciamo tutti molte persone che hanno una bella casa un marito/moglie adorabile e fedele, figli stupendi, nessun problema economico ma purtroppo non sono felici, non riescono ad avere alcuna soddisfazione dalla loro vita: ecco la dysareskeia.

L’insoddisfazione, oscilla nel vuoto della noia prodotta del non più ritrovare le motivazioni che permettano di andare a meta. L’insoddisfazione spesso proviene da un sociale troppo pressante sul soggetto: non riesci più a difenderti !

Aspetti anche ritenuti banali possono intrecciarsi con questioni complesse.

Sono stressato, mi sento litigioso, sono chiuso, al cellulare il dieci minuti si fa tre ore come minimo. You tube mi cattura sempre, dal porno alle cose più diverse sono sempre lì: tutto il tempo on line. Non so più che tipi di rapporti voglio. La colpa è dell’informatica!

La dysareskeia è un non raccoglie i frutti del proprio investimento; un non riuscire a rendersi conto che è il pensiero l’organo della soddisfazione.

Un perdere il tempo del tempo e non sapere come uscirne: dal farmaco, alla causa lavorativa, dal rapporto affettivo alle amicizie, dalla famiglia al come son fatto. Ostile per principio ad ogni invito-proposta che provenga dall’altro.

Non riuscire a leggere e condividere la realtà esterna per approdarne in farne qualcosa.

L’ostilità all’altro convive con l’identificazione all’altro: l’uscita da questa

corrispondenza congiunta è molto difficile, spesso impossibile,  e va trattata  e gestita con particolare attenzione.

Mai affrontata direttamente!

La madre di tutte le malattie, psichiche ma anche somatiche, organiche. L’ammalato di dysareskeia non vede l’ora di appendere la sua insoddisfazione a qualcosa di conosciuto, ad una malattia psichica ma ancor più organica, per dare nome e cognome ad uno stato psicologico di cui non sa la provenienza e nulla fa più paura di quel vuoto angosciante senza un perché.

Questi soggetti solitamente si buttano sulle teorie sia psicologiche che fisiologiche con la speranza di non essere loro, cioè che non sia la loro vita e le loro scelte ad averli ridotti in quello stato. Una delle difese maggiori alla dysareskeia è proprio quella di non assumersene la responsabilità, questo è già sintomo della malattia.

La cura della dysareskeia passa attraverso una valutazione del soggetto e per un suo opportuno trattamento che può avere molte sfaccettature: a partire da una diagnosi che può essere articolata.

Solamente la competenza e l’esperienza ne permettono poi un risultato soddisfacente.

Nel trattamento della dysareskeia ci si imbatte indubbiamente su molte questioni sia metodologiche che oggettive dalle quali se ne può uscire con pazienza e accoglienza.

Per fortuna la prognosi della dysareskeia è positiva, nel senso che è clinicamente aggredibile, trattabile e risolvibile.

Per maggiori informazioni o richiedere un colloquio conoscitivo:

Giancarlo Gramaglia: info@giancarlogramaglia.com

Giovanni Callegari: callegarigiov@gmail.com

Torna in alto