Ulteriori riflessioni sugli psicofarmaci

I molti commenti prima e durante la diretta di sabato 27 aprile mi spingono ad alcune ulteriori riflessioni sul tema: psicofarmaci sì, psicofarmaci no.

Parto dalla considerazione che lo psicofarmaco ha uno scopo ben preciso e ben diverso dalla psicoanalisi. Per questo, personalmente, non sono né favorevole né contrario all’uso.

Lo psicofarmaco viene infatti somministrato per sedare una situazione umana specifica e particolare, limitata temporalmente: viene usato per vincolare e restringere la portata del pensiero psicopatologico. Contribuisce a diminuire il dolore e in alcune fattispecie particolari, in un tempo breve e limitato, può essere anche conveniente per alcune psicopatologie, perché ottunde e limita la portata della personale inventiva.

Ciononostante, contrapporre farmaco a psicoanalisi ha davvero poco senso.

La psicoanalisi serve a far luce nella storia del soggetto attraverso il riconoscimento del proprio pensiero sano nella sua vivacità e creatività. La psicoanalisi permette di ripercorrere, con un’altra persona (lo psicoanalista), certi nodi irrisolti e particolarmente problematici della vita che non facilitano l’accesso al proprio piacere ed alla propria soddisfazione.

Dunque la psicoanalisi aiuta a sostenere il piacere rinvigorendo il pensiero sano.

In ciò si potrebbe vedere una contrapposizione, ma le due posizioni non si trovano mai contemporaneamente nel soggetto allo stesso tempo. Diventa quindi solamente un discorso teorico privo di una portata pratica risolutiva e quindi psicopatologica.

Da un lato, ci troviamo di fronte a catene che conducono non alla guarigione ma alla inibizione, con l’obiettivo di tranquillizzare.

Dall’altro – che non è l’opposto, ma semplicemente un’altra situazione di vita, un’altra cognizione – andiamo ad incontrare il pensiero sano, cioè lavoriamo verso la capacità di farsi carico del proprio star bene e della propria consapevolezza.

La questione della soddisfazione si pone nel suo ineludibile legame col tempo: non posso essere soddisfatto eternamente in linea astratta, posso essere soddisfatto nel momento in cui mi occupo delle condizioni del presente, per afferrarne il risultato.

Dunque le correlazioni tra le due posizioni vanno ricercate sempre e solamente nella storia di ciascun soggetto: occorre riconoscerle ed esplicitarle di volta in volta.

Per questo motivo la diretta di sabato scorso ha ricevuto tanti contributi ai quali va il mio grazie!

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